06
Mar

Abusi edilizi e procedure repressive

In questo post parlerò di uno degli aspetti meno felici dell’edilizia: gli abusi edilizi e le relative procedure repressive che vengono avviate per combatterli. Diciamo subito che, per quella che è la mia lunga esperienza personale sull’argomento, gli abusi non sono solo quelli che vengono realizzati consapevolmente, ma sono anche e soprattutto situazioni, magari ereditate o magari insite nell’immobile acquistato e mai scoperte, di cui il responsabile viene a conoscenza in modo improvviso e, a volte, drammatico.

Per discutere di questi argomenti mi risulta più semplice, anche probabilmente per chi legge, fare riferimento ad una recente sentenza TAR n°2034/2017 sez 2Q, non particolarmente innovativa – perché conferma concetti già detti da altre parti – ma che contiene al proprio interno la trattazione di una serie di concetti che è importante focalizzare quando si parla di abusi edilizi ed accertamenti amministrativi.

In questo post comunque vorrei delineare la procedura repressiva, e le sue relative varie fasi. Per approfondire il tema degli abusi edilizi e per aiutare a distinguere tra quelli più gravi e quelli meno gravi.

Dunque in caso di notizia di abuso edilizio, il Comune (cioè il Municipio territorialmente competente) invia la Polizia Municipale (generalmente, ma non sempre, accompagnata da uno dei tecnici istruttori oppure dalla p.o. del settore disciplina edilizia) dopo aver recapitato un avviso dell’avvio del procedimento per presunti abusi edilizi. Se nel sopralluogo vengono rilevate delle difformità, parte il procedimento repressivo.